mercoledì 15 ottobre 2014

Quando al ristorante si fa: OH!

Una moderna casa bianca. Pochi gradini e la porta a vetri viene aperta da un giovane ragazzo per far entrare Franco ed io. “Ben arrivati, accomodatevi. Preferite dentro o fuori?” Una rapida occhiata all’ambiente che appare ben curato con tavoli con piano di legno di ciliegio, tutti apparecchiati senza tovaglia, ma con una certa raffinatezza. La zona all’aperto è riservata alla vista della strada da una folta siepe. Ci sono diversi tavoli quadrati apparecchiati per due persone e solo al centro un tavolo tondo per quattro persone. C’era una giovane coppia già seduta. Scegliamo il tavolo vicino ad una grande aiuola rettangolare di bambù e ci sediamo su poltroncine molto comode con braccioli. Appoggio di fianco la borsetta e immediatamente il cameriere mi consegna il gancio da tavolo per appenderla.
I camerieri hanno un abbigliamento un po’ particolare sui toni del marrone, in tema con il luogo e sono molto gentili. “Acqua naturale o gasata?” chiede il primo cameriere, forse il maître,  ci allunga il menù.
Due facciate stampate con caratteri lineari su un cartoncino bianco. A sinistra il menù alla carta e a destra, due menù già prestabiliti. Il primo chiamato “classic” e il secondo di dieci portate che ci siamo fatti spiegare e unisce piatti di carne e pesce. I prezzi sono solo sul menù di Franco. Optiamo per il “menù classic” che prevede diverse portate al costo di € 60 a testa. Poco dopo porge a Franco la carta dei vini, che il realtà è un libro di diverse pagine suddivise per regioni e precedute dalle pagine degli spumanti. I prezzi li ha visti solo Franco! Decidiamo per l’economico Pagadebit della cantina “La Berta” di Brisighella, € 26. Senza attendere ci portano su dei piccoli supporti rettangolari, dei finger food che ci vengono illustrati. Nidi di parmigiano su un piattino nero e un’altra piccola prelibatezza rivestita di semi di zucca, su una tavoletta di marmo.


Le zanzare, intanto, cominciamo a ronzarmi attorno e vengo punta in diversi posti. Chiedo se hanno del repellente per zanzare e me lo portano prontamente. Me ne spruzzo un po’ sulle braccia e caviglie, poi chiedo di andare in bagno per lavarmi le mani. Il cameriere mi accompagna fino alla porta con una donnina stilizzata. L’antibagno è rivestito con piccole piastrelle color bronzo e, su un ampio ripiano di legno è collocato un lavabo circolare di ceramica bianca. Sulla destra un vaso di orchidee bianche.
Torno al tavolo e il nostro stupore è per la portata seguente: una ciotola con sassi rotondi accompagnati da una piccola ciotolina di panna acida ed erbette. Subito il ragazzo si raccomanda di mangiare solamente i due sassi al centro, che all’apparenza, erano simili agli altri, ma in realtà erano due piccole patate novelle colorate di grigio con colori alimentari.



Su un altro piccolo supporto rettangolare, due bocconcini sferici al tartufo. Poi arrivano due mini tacos con salsa di guacamole e due nuvole di farina di riso con una cremina verde all’interno. Sempre ottimi e serviti su basi particolari.
Il vino, che nel frattempo era stato servito in un cestello col piede accanto al tavolo, ci viene versato nel bicchiere appena cala di livello.
Viene appoggiata sul tavolo una ciotolina di legno con dei piccoli panini fatti in casa, rigorosamente col lievito madre. C’è un piccolo filoncino francese, una brioche salata, un panino dal sapore di origano che racchiude un pomodorino e due cubetti di crescente.
Ora ha inizio il “menù classic”! Il cameriere appoggia ad un piccolo parallelepipedo di legno, simile a quello per le bacchette nei ristoranti cinesi, una forchettina e un cucchiaio. Poi ci viene portato un grande piatto con un incavo al cento nel quale c’erano alcune piccole fettine di tonno bianco e cilindretti cavi di cetriolo, il tutto dal sapore fresco e squisito. Al ritiro dei piatti vengono prelevate anche le posate e subito appoggiate al supporto le nuove posate. Ecco apparire anche il coltello assieme alla forchetta. Come secondo antipasto ci viene portato un tenero tentacolo di polpo piastrato  su letto di fagiolini ed erbette tra cui gli aciduli asparagi di mare.
A seguire un piatto dalla forma svasata all’esterno e al centro una piccola scodella di ravioli ripieni con l’impasto dei passatelli e conditi con vongole veraci sgusciate e una saporita salsetta. Una delizia per il palato!
La scatola del pane è quasi vuota e il cameriere vien e al tavolo con un grande cesto dal quale possiamo scegliere quello che preferiamo. Il filoncino francese è il migliore.
Continuiamo a chiacchierare accompagnati dalla musica che si diffonde nell’ambiente. Nel frattempo i tavoli si sono riempiti di coppie.
Chissà se anche loro festeggiano qualche ricorrenza? Certo che i nostri quaranta anni di matrimonio sono un bel traguardo.
Il vino continua ad essere versato, la bottiglia dell’acqua è ancora piena.
Ora il cameriere appare con un grande piatto bianco coperto al centro da una cupola di vetro. Attende un po’, in modo che ci concentriamo sulla portata e apre la cupola. Scaturisce un profumo di arrosto che innonda l’ambiente con un lieve fumo bianco che subito si dissolve per lascare il desiderio di addentare immediatamente un boccone di quel trancio di tonno rosso. La cottura è simile a quella di una fiorentina: crosticina esterna e morbido all’interno. Ogni piatto è sempre accompagnato da erbette non solite in cucina e petali di fiori colorati.
Le poche briciole di pane che si erano formate sul tavolo, vengono rimossa dal cameriere con un grosso pennello piatto e fatte cadere in un piattino. Davvero insolita questa operazione!
A seguire, in un altro bellissimo piatto, viene portata una “minestra di frutta e verdura”. Piccoli cubetti di zucchine, carote, fragole, mele, ananas, conditi con un delicato sciroppo. Ci divertiamo ad indovinare gli ingredienti.



Il dolce è il “Bianco latte” e Franco chiede in alternativa qualcos’altro perché non ama il latte. 


Poco dopo appaiono due grandi piatti, uno bianco ed uno nero. Sul piatto bianco, una crema un po’ acida di panna montata è inserita dentro ad uno scenografico zucchero filato con ciuffetti in altezza e consigliano di mangiarlo con le mani. Sul piatto nero, una girella di mango e cocco dal sapore tropicale.


Franco è in estasi! Ora ordina il caffè che gli viene portato in un’alta tazzina accompagnato da un cartoncino ripiegato che racconta la storia di quel caffè.
Io continuo a bere l’ultimo bicchiere di vino. In una scatola di legno ricoperta sul fondo di chicchi di caffè, sono disposti due boucheron al gusto di caffè e in un’alzatina di vetro piccoli cioccolatini fatti a mano con gusti diversi  e ricoperti di cacao, di noci, uno è un po’ salato. Tutti ottimi anche se un po’ troppo dolci, per il mio gusto.
E’ ormai arrivata l’ora di chiedere il conto e, dopo la firma per la ricevuta della carta di credito, ci avviamo all’uscita dove ci viene consegnato un sacchettino trasparente con alcuni biscotti fatti a mano. “Un omaggio per la signora e a presto!” Usciamo davvero contenti.
Una cena speciale della quale avremo un bellissimo ricordo. Non potevamo scegliere di meglio visto che, per vari motivi abbiamo dovuto disdire altri posti già prenotati e, decidendo di venire al mare, abbiamo prenotato all’ultimo momento al “MAGNOLIA” di CESENATICO.

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