lunedì 9 novembre 2015

Una domenica di novembre: Sassi di Rocca Malatina e Vignola


Estate di San Martino, il tempo bello e le temperature miti, invitano a fare dei giretti.
Andiamo così ai Sassi di Rocca Malatina. Mi informo un po’ in internet per vedere cosa c’è di interessante. Stampo una cartina e qualche informazione. Prenoto per il pranzo, accertandomi che il locale, situato in mezzo al parco, sia aperto. In un’oretta siamo già davanti al centro visitatori, ma è chiuso. 


Lasciamo l’auto e andiamo a vedere la Pieve di Trebbio.




Una chiesetta romanica ben conservata. Già da lì si vede un bel paesaggio sui colli modenesi e sulle guglie dei Sassi, spettacolari rupi arenacee. Fanno da cornice alla  Pieve di Trebbio  e ai piccoli Borghi di origine medioevale risalenti all'epoca dei Malatigni, famiglia nobile dell'epoca, una ricca varietà di ambienti naturali che in questo periodo autunnale mostrano colori meravigliosi.





Sempre a piedi, seguiamo il sentiero n. 3, una salitina ci porta al Borgo dei Sassi, ai piedi della rupe. 
Poche case con osteria e locanda. La salita alla rupe è chiusa nel periodo invernale! 


Scendiamo per un sentiero in mezzo al bosco, che si ricollega con quello fatto all’andata e ritorniamo a prendere l’auto.  
Seguendo le indicazioni dei cartelli stradali andiamo verso il ristorante dove avevamo prenotato il pranzo “La Quiete”. La strada è asfaltata, ma stretta, sale con ripidi tornanti, ma poco dopo, ecco il Mulino delle Vallette, dove c'è anche il chiosco che cercavamo.


E’ ancora presto per pranzo, così la signora del  chiosco ci va vedere la sala macina del mulino ancora ben conservato. La ruota è orizzontale. In questo periodo, però, il locale viene usato da magazzino ed è pieno di cose riposte. 


Osserviamo il rio delle Vallette dove l’acqua e forma anche piccole cascate. 


Corre all’interno di un boschetto e attraverso un sentierino, giungiamo ad una sorgente d’acqua solfurea. L’odore di zolfo si percepisce appena.


E’ arrivata l’ora di pranzo e c’è già un po’ di gente. La maggioranza si siede ai tavoli all’aperto, al sole. Noi preferiamo sederci all’interno di una vetrata perché il sole è davvero cocente! Il menù è a base di tigelle e gnocco fritto con salumi, stracchino e marmellata di more fatta dalla nonna.
Chiediamo informazioni per la strada che scende al fondovalle del Panaro, così da proseguire  il giro del Parco. Il bivio è poco distante da dove siamo e prendiamo la via fondovalle. Ci precedono due signori a cavallo che erano a pranzo al chiosco.


La strada è a tratti non asfaltata e, quando asfaltata, molto malmessa. Nella parte più bassa costeggiamo i calanchi.




Dall’alto bei paesaggi e la vista sul Panaro.



Arriviamo al fondovalle e vediamo l’auto di Claudia. La famigliola al completo è a mangiare al ristorante  “Al fiume”.  Fabio dorme e con Diego, che ha già mangiato, giochiamo coi sassi del fiume.


Noi proseguiamo e facciamo una sosta a Vignola.
Eravamo già stati qui, ma non ci ricordavamo di aver  visitato il castello all’interno. L’entrata è gratuita e in ogni stanza ci sono brevi  pannelli descrittivi.


La rocca si presenta come un imponente quadrilatero, prodotto finale di tante fasi costruttive ed in particolare di quella apportata dai Contrari, che l'hanno trasformata da roccaforte ad imponente residenza nobiliare. Sulla sinistra della facciata si apre l'androne d'ingresso anticamente difeso da ponti levatoi, fossato e portoni.

Sulla destra si innalza la torre del Pennello, dietro ad essa, nell'angolo del quadrilatero che guarda il fiume Panaro, la torre delle Donne ed ultima la torre denominata di Nonantola: la più antica ed imponente. Sul muro esterno che corre tra questa torre e l'androne d'ingresso si apre un bastione arrotondato chiamato Rocchetta. La Rocca è disposta su cinque piani, dai sotterranei, dove si trovano le Sale dei Grassoni e dei Contrari, ai camminamenti di ronda.
Per quanto concerne le sale e la loro funzione d'uso, al piano terreno si aprono quelle riservate alla rappresentanza, cioè adibite ai momenti pubblici ed ufficiali della vita di corte: banchetti, feste, musica, teatro. Il primo piano era, invece, dedicato al privato, agli appartamenti dei signori e dei loro ospiti.
Al livello superiore vi sono le stanze utilizzate per gli alloggi della servitù.


Un altro tesoro di Vignola è il Palazzo Barozzi con la sua scala a chiocciola. Si paga un biglietto d’ingresso di € 2.00. Una signora, volontaria della parrocchia, ci accompagna nella visita raccontandoci  la storia del palazzo e di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, che fu uno dei più importanti  architetti del rinascimento italiano.
Il palazzo è ancora integro e recentemente è stato eseguito un restauro del seminterrato e della scala elicoidale.


Questa scala è l’unica nel palazzo a collegare i vari piani. E’ autoportante, totalmente aerea e sostenuta da una colonna che parte dal seminterrato e, nei piani superiori, dal muro perimetrale dove sono incastrati i gradini. L’inclinazione della scala cambia nei piani alti, appoggiandosi pi più al perimetro esterno in modo da alleggerire il centro.
Il vano scale venne poi decorato nell’800, come la maggior parte delle sale del palazzo.



Quando usciamo dal palazzo è già buio e la rocca ci appare illuminata. Giornata “faticosa”, ma intensa di cose belle!


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